Il Cambiamento – Parte 2

il cambiamento parte 2

6.

Se non si è capaci di provare emozioni e sensazioni assolute, sia tendenti al positivo che al negativo, il conseguimento della propria meta sul proprio cammino sulla strada del cambiamento non potrà che essere a sua volta incompleto e imparziale, come ogni cosa che ad esso ha portato. Solo attraverso un assoluto sforzarsi, cimentarsi, sperare e provare si potrà giungere a dischiudere la verità del proprio cambiamento sognato e inseguito. Da tutto ciò che è incompleto, parziale in un’interiorità, non potrà a sua volta non nascere che un qualcosa la cui compiutezza e perfezione sarà ancor più marcata e aumentata nella sua insufficienza. Un qualcosa di inferiore e diminuito rispetto al risultato sperato.

7.

Tutto ciò che è esagerato è sì in molte occasioni sbagliato e pericolosamente incontrollabile nelle conseguenze, ma spesso è anche l’unico modo, quello di agire per esagerazione e con esasperazione, che può smuovere una situazione di stallo e portare quindi ad una reale, completa e non temporanea trasformazione: al cambiamento. Le conclusioni e le azioni che in una interiorità possono nascere dalla presa di coscienza di trovarsi in una situazione di immobilità e stallo dell’esistenza, saranno sempre nella loro natura positive o negative a seconda dell’individuo che le genera, indipendenti quindi da elementi quantitativi e qualitativi. In ogni modo si giudichi ciò che è esagerato, dalla mediocrità e dall’inganno che ad essa si accompagna, si esce solo con un gesto o un moto risoluto che esprima la profonda verità e la volontà di cambiamento reale celata nella propria interiorità, altrimenti condannata a esistere nel perdurare di una finzione.

8.

Il vero nemico, ed unico ostacolo di un soggetto, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento si cela sempre dentro sé stesso, nella sua interiorità. I nemici esterni, che giornalmente si riconoscono e si incontrano nella propria esistenza, sono solo spesso delle semplici creazioni proprie, personali e senza fondamento. Sono solo altri esseri che mettendo di fronte alle proprie manchevolezze di qualsiasi genere esse siano, portano a giudicarle come avverse, poiché non assecondanti la propria falsa percezione della propria interiorità o esteriorità. Attraverso la presa di coscienza delle proprie lacune messe in luce dall’altro, questo da nemico può diventare invece, il proprio più grande alleato sul cammino sulla strada del cambiamento. L’altro, in quanto specchio, diventa elemento scatenante, detonante: la miccia della propria trasformazione sia interiore che esteriore.

9.

La presa di coscienza dell’urgenza, della necessità assoluta del proprio cambiamento, porta con sé sempre un ambiguo sentimento non inquadrabile, ma che a sua volta è anticamera della paura del domani, delle varie possibilità che il futuro dischiude dinanzi a sé. Questa paura è conseguenza dell’abbandono di una situazione, di uno stato, di un cammino sicuro. Stato e cammino che comunque assicurano qualche seppur minima certezza nel loro essere reali e tangibili, contro un avvenire ricco di opportunità e possibilità ma anche esposto alla eventualità del nulla, del non realizzarsi o addirittura della perdita magari di tutto ciò che si ha. Il cammino sulla strada del cambiamento reca con sé per un’interiorità sempre la possibilità del nulla, che ciò che si potrebbe conquistare alla sua fine sia inferiore o nullo rispetto a ciò che ci si lascia alle spalle. Da questa paura insita nella propria interiorità nasce l’insicurezza ed il tentennare nel distaccarsi dal vecchio, per un nuovo sempre ignoto e mai solo lontanamente conoscibile o immaginabile.

10.

La possibilità della sconfitta e della perdita del sicuro impedisce ad una interiorità di imboccare il cammino sulla strada del cambiamento. Se la paura dell’avvenire si dimostra talmente forte da soffocare la volontà del cambiamento, la propria esistenza resta consegnata ad un esistere sicuramente comodo e confortevole, ma in cui la realizzazione e lo sviluppo delle proprie potenzialità viene lasciato in disparte, non compiuto. Si esclude e preclude al proprio sé la possibilità della verità e della realtà dell’esistere, ci si limita, e il limite diviene la propria prigione dorata e illusoria. Anche nel caso che il proprio cammino sulla strada del cambiamento non porti a ciò che per personale piacere ed immaginazione è desiderato, non bisogna mai demordere, ma perseguire imperterritamente nel proprio scopo fino al suo più o meno riuscito raggiungimento. Per ognuno il cammino sulla strada del cambiamento, che porta alla verità e alla realtà della propria esistenza, può rivelarsi di lunghezza e fatica diversi, accompagnato da premi unici e inaspettati rispetto a quelli preventivati da sé, ma deve comunque essere sempre terminabile e da terminare. Non si può sfuggire al cambiamento a patto di smettere di essere, di esistere, di vivere una vita di sopravvivenza.