I Principi Base della Comunicazione – Secondo Principio

secondo principio

Abbiamo visto nel precedente articolo il primo principio della comunicazione del Quantum Communication System e i suoi due corollari che possono essere riassunti così:

Comunica con una persona, vedi cosa succede e non dire più del dovuto.

Ora vediamo come “prendere” le azioni che le persone compiono in risposta alla comunicazione  e come soppesarle. Ecco il secondo principio.

Principio 2

Le persone non sono sempre i loro comportamenti.

Ogni persona è più dei suoi comportamenti (come parla, agisce, si muove). Valutare una persona solo dai suoi comportamenti significa non avere accesso a tutta la parte sommersa, inconscia dell’interiorità di quella persona. Molte volte le persone assumono dei comportamenti o meglio delle strategie di comportamento per rispondere a quelle che sono le loro esperienze di vita. Una cosa che ho imparato negli anni, in prima persona, è che le esperienze segnano, soprattutto quelle dolorose. Le esperienze dolorose ci paralizzano e spingono a provare paura e ad evitare quelle strategie che hanno portato dolore. Essere limitati dalle proprie esperienze significa impoverire la propria vita e smettere di avere accesso a una serie di risorse e possibilità. Provare paura paralizza e riduce una persona a dei comportamenti automatici che sono spesso solo strategie di difesa e protezione. Compito di un ottimo comunicatore è riuscire a superare queste strategie e “vedere” veramente cosa una persona cela dietro i suoi comportamenti. Come reagire se i comportamenti dell’altra persona ci infastidiscono? Ecco il primo corollario

Corollario 2a

Non prendere nulla sul personale.

Non sempre quando comunichiamo con una persona sia in abito lavorativo che personale ci troviamo di fronte a una persona che non si manifesti per quello che è con tutti. Spesso le persone possono manifestare dei comportamenti che sono solo delle strategie di sopravvivenza usati come protezione dal dolore. La bravura di un buon comunicatore, che sia un venditore, un coach o solo una persona equilibrata, sta nel non prendere i comportamenti dell’altro come qualcosa fatto “ad personam”. Una persona appena incontrata e spesso anche una che si conosce da un po’ difficilmente, per mia esperienza, sarà capace di mutare comportamenti o atteggiamenti verso una persona. Nel caso ne sia capace lo farà perché mossa da un interesse personale momentaneo o stabile ( si pensi alle relazioni amorose, di affari o di convenienza/sfruttamento), con l’esaurirsi dell’interesse la persona tornerà ad essere “sè stessa”. (Nota: per vedere come una persona è realmente, si pensi a una spasimante, osservate come si comporta con la maggior parte delle persone che la circondano: quello sarà il suo vero sé). Cosa fare allora quando si è capito che le persone hanno certi comportamenti a prescindere da noi e dal nostro modo di interagire con loro? Ecco il secondo corollario del secondo principio.

Corollario 2b

Valutati i comportamenti dell’altro è una tua responsabilità scegliere di interagirci o no.

Una volta che avete decifrato le strategie comportamentali dell’altro, positive o negative che siano rispetto allo scopo per cui ci comunicate, sta a voi scegliere se interagire con quella persona, se farlo sporadicamente, con che impegno, etc…..(sempre lo stesso frattale di spazio, tempo ed energia).

Sperare che una persona cambi in risposta a voi e ai vostri desideri è un’utopia e una perdita di tempo secondo me.

ùIl mondo è grande, ci sono tante persone e sicuramente ci sono persone con cui potete interagire in maniera positiva. La vendita mi ha insegnato proprio questo: se ricevo un no è inutile accanirmi a cercare di convincere quella persona che io ho il prodotto, la soluzione o sono la persona che fa al caso suo. Io come comunicatore posso solo provare a manifestarmi all’altro in maniera trasparente, volta all’ascolto attivo e non giudicante e senza prendere nulla sul personale. Nell’incontro con l’altro si può essere solo veramente se stessi, certo a patto di sapere chi si è ma questo è un altro discorso. Quello che succede dopo dipende anche dall’altro e dalla sua capacità di superare le sue strategie comportamentali di difesa che gli impediscono di cogliere che “ogni altra persona che incontriamo ci insegna qualcosa di noi”. Ogni persona che incontriamo ha un messaggio per noi direbbe James Redfield (l’autore della Profezia di Celestino), io preferisco dire che ci fa da specchio e ci mostra uno dei tanti percorsi di vita che avremmo potuto scegliere.

Ogni persona che incontriamo ci apre uno scorcio su una possibilità esistenziale che non abbiamo scelto o vissuto.

E’ una nostra responsabilità poi scegliere quali di questi mondi esplorare, quanto e investendoci un certo quantitativo di risorse. Il mio consiglio in chiusura: scegliete bene con chi vale la pena interagire e non perdete tempo. Come fare? Come detto in un altro articolo state con persone che vi raccontano la loro esperienza o parlano di questioni di ordine superiore (diciamo le idee platoniche). State lontani da quelli che parlano male degli altri o vi criticano senza darvi mai veri consigli: sono persone misere e tristi, almeno dal mio punto di vista.