I Principi Base della Comunicazione – Terzo Principio

terzo principio

Nel precedente articolo sul secondo dei principi base della comunicazione del Quantum Communication System siamo giunti alla conclusione che comunicare o no con le persone che ci stanno attorno è una responsabilità personale. Riassumendo il principio e i corollari il tutto suona così secondo me:

Osserva come si comporta una persona, non prendertela se si comporta male con te, probabilmente lo fa con tutti, e se è una brutta persona stalle lontano.

Ora ci concentreremo sul terzo principio (e i suoi due corollari) che mette in relazione comportamenti, intento del comportamento e coerenza tra comportamenti, parole e azioni.

Principio 3

Dietro ogni comportamento c’è un’intenzione positiva per chi lo emette.

A prima vista questa affermazione sembra un non senso. Come è possibile che un comportamento oggettivamente negativo nasconda la positività a livello soggettivo? Semplice partiamo dal concetto di “intento positivo” e dal concetto benthamiano di utilitarismo cioè la ricerca dell’utile individuale da parte di ciascuno di noi. Se ognuno di noi agisce mosso dalla ricerca del suo bene personale, un’azione volta a far male a un altro non sarà mai vista come tale ma solo come un passo verso il raggiungimento della propria felicità. Compito di un buon comunicatore è andare oltre il velo della comunicazione dell’altro alla ricerca dell’intento positivo di chi abbiamo davanti. Solo coì potremo entrare in connessione con il nostro interlocutore senza scatenare il meccanismo del combattimento/fuga. Un buon comunicatore si concentrerà sembra sull’intento positivo del suo interlocutore. La domanda da farsi sull’altro è solo una: “Cosa lui ricava dal comportarsi così con me o con gli altri”.

Applicazioni pratiche? Pensiamo alla vendita. Una persona non vuole comprare il vostro prodotto o servizio, perché? Partiamo dal fatto che non siete riusciti a comunicargli il valore/vantaggio di ciò che vendete ma magari il vostro prodotto va anche a distruggere degli equilibri di vario tipo, non è “buono” per lui. Ricordate, le persone fanno solo ciò che percepiscono come portatore di vantaggi, reali o meno, che siano (abbiamo già detto che la realtà per ognuno è solo un punto di percezione/attenzione sulla totalità). Ora pensate alle relazioni interpersonali. Partiamo dall’esempio più classico di conflitto nella comunicazione interpersonale. Immaginate di interagire con il tipico “criticone”. Perché deve smontare voi per gonfiare il suo ego? Semplice per sentirsi meglio e elevarsi in maniera “facile” su chi gli sta attorno. Non sta criticando voi, vi sta dimostrando quanto poco si stima. Fondamentalmente parla di sé ma lo vedremo in altri articoli.

Per chiudere se ognuno è sempre mosso da un intento positivo per se cosa comporta questo? Ecco il primo corollario del terzo principio.

Corollario 3a

Tutto di te comunica e tutto è sempre manifesto per chi vuole percepirlo.

Se come individuo si è radicati nel presente e si è attenti, ogni comportamento altrui e personale manifesterà tutto dell’individuo che abbiamo di fronte o di noi. Come? direte voi che leggete. Ora ve lo condivido. Ogni persona che avete davanti, ognuno di noi è l’immagine, il risultato di un percorso esperienziale che ha x anni. Ogni volta che ci vestiamo, parliamo, muoviamo, manifestiamo tutto il nostro essere esperienziale e la nostra storia. Tutto, dal vestito che indosso alle parole che dico a come mi muovo racconta la mia storia passata, presente e anche con buona probabilità futura. Ognuno di noi è, usando termini matematici, un’onda di probabilità che si manifesta in un punto con determinate coordinate/caratteristiche influenzate da tutto ciò che c’era all’inizio del moto e che continuerà oltre il punto di osservazione. Guardate le persone che avete davanti, guardiamoci allo specchio e chiediamoci perché scegliamo un colore per i pantaloni al posto di un altro? Per quale motivo stimiamo di più un brand di un altro? Cosa ci porta e ha portato a ogni nostra scelta? Perché come detto prima ogni nostra scelta è mossa dalla ricerca della positività per noi, almeno a seconda del nostro livello di consapevolezza su cosa è bene o male per noi in quel momento. Quindi se scelgo ogni cosa per farmi fondamentalmente del bene a cosa mi portano le mie scelte, sono veramente fatte per il mio bene? E qui siamo al secondo corollario del terzo principio.

Trucco: chiedere alle persone di descrivere le loro scelte, gusti, motivazioni in una fase di conoscenza e incontro con l’altro (o anche per “sciogliere” una controversia) è il miglior modo per connettersi all’altro, sospendere il giudizio, il dialogo interiore e non prendere sul personale il comportamento dell’altro. Se chiedete all’altro di spiegare perché compie certe scelte aprirete una breccia nelle sue difese comunicative. Tutto sta nel farlo non in maniera retorica, con un rapport da quattro soldi da corso di vendita online, ma cercando di capire profondamente il punto di vista esperienziale dell’altro sulla totalità. Per connettervi con l’altro dovete pensare di vivere la vita dell’altro per un momento. Il problema di tutti i piennelisti è che fanno “rapport” in maniera dozzinale. Il rapport che ti “insegnano” in un corso di PNL è come guardare in uno specchio deformato. Voi prima dovete specchiarvi nell’altro “da vicino” e poi dovete volere andare oltre lo specchio. Dovete fare Himmersion nell’altro. Ma lo vedremo in un altro articolo.

 Corollario 3b

La coerenza tra parole e azioni, capacità, comportamenti, immagine va sempre verificata.

Oh, siamo alla fine di questi principi. Tutto sto giro di parole per arrivare a capire una semplice cosa: L’altro mi mente, “mi prende per il culo” o mi posso fidare e fare affidamento su di lui nella vita. Eh, sì perché dal mio punto di vista uno degli obiettivi principale della comunicazione è verificare la coerenza delle persone che abbiamo di fronte. Quando comunichiamo vogliamo implicitamente capire se la persona che abbiamo di fronte è qualcuno che può soddisfare realmente un nostro bisogno è un “parlacchione”, una “bocca larga” tutto bla bla bla ma povero di fatti. Vogliamo poterci fidare dell’altro quando comunichiamo. Comunichiamo per poterci fidare di noi e dell’altro per me. La comunicazione vera è impossibile senza fiducia. Verificare la coerenza di una persona non è una cosa che si può fare in cinque minuti, almeno non lo si può fare se non si hanno gli strumenti, come quelli che vi sto dando in questi articoli o che condivido con le persone che formo. Verificare la coerenza di una persona, come continuità tra parole, fatti e azioni richiede tempo e occasioni di interazione. Quanto? Di solito io uso la regola del tre. Se per tre volte di seguito una persona con cui volete “fare qualcosa” non produce coerenza tra parole e fatti lasciatela perdere. Può essere buona per farci una chiacchierata ma non potete farci business, intavolare una relazione profonda sentimentale o amicale. Va bene per un caffè ma non potete farci affidamento se siete nella “merda”.

Esempi: se siete un venditore non contate su un contratto da firmare con quella persona. Se è un collega non pensate che vi aiuterà a risolvere un problema o che rispetterà una scadenza. Se è il vostro compagno di vita, se avrete dei problemi, per estremizzare, non spingerà la vostra carrozzina. Se è un amico non contateci quando sarete tristi per qualcosa e soprattutto non prestategli soldi, non ve li ridarà. Scherzi a parte non state con persone che manifestano incoerenza tra parole e azioni due volte su tre. Io personalmente uso la regola del tre, ma so che è molto restrittiva. Se non volete ridurre drasticamente le vostre frequentazioni usate come metro il due sul tre. Per chiudere con i principi base della comunicazione del Quantum Communication System il terzo principio con i corollari può essere così riassunto:

Tutti si fanno i fatti loro, se vuoi vederlo lo vedi e occhio a fidarti di chi chiaramente non dovresti.

Con questo è tutto sui principi e alla prossima.