La Gente – Parte 2

la gente parte 2

66.

Solo un giudizio sull’altro formulato da un soggetto alla luce di una conoscenza complessiva e sufficientemente approfondita dell’interiorità e dell’esteriorità di esso, sommate fra loro, può fungere da discriminante nella scelta della tipologia di rapporto da intrattenersi con questo. Qualunque sia il rapporto che un soggetto sceglie di avere con un altro e che ad esso lo possa mai portare a legarsi; la norma di condotta e di considerazione va vista nel totale rispetto dell’altro e nella libera accoglienza dell’altro, per quanto da lui permessa, non nell’indifferenza e nella cosificazione del suo essere e della sua esistenza. Due errori figli della tendenza a formulare e possedere pregiudizi da parte di un’interiorità, non pacificata e non equilibrata con ed in sé stessa, nell’osservare e giudicare le altre persone incontrate sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento.

67.

Ogni soggetto deve considerare e giudicare ogni altro, in cui si imbatte nel proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, non in maniera assoluta, immutabile e definitiva sia al positivo che al negativo, ma con un giudizio sempre mutabile e sovvertibile, poiché ogni altro come sé stessi è un’essenza, fatta di interiorità ed esteriorità, in cui si mescolano sia qualità che difetti in maniera sempre unica e diversa, anche a seconda del momento della sua esistenza in cui vi si venga in contatto. Il rapporto tra pregi e mancanze in un soggetto, come in tutti, non è mai un qualcosa di fisso e sempre bilanciato allo stesso modo, ma è mutevole e sempre sottoposto alla variabilità e al rovesciamento delle proporzioni a seconda degli eventi e degli incontri occorsi nell’esistenza. Come ogni soggetto sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento tende a mutarsi di situazione in situazione, con il tempo, così deve essere sempre pronto a adeguare in base a tale principio i suoi giudizi sull’altro con il quale è o sarà mai in contatto, a seconda dei vari momenti e alla luce dei vari eventi.

68.

Ogni soggetto deve imparare a comprendere che nell’altro incontrato sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento si celano sempre una moltitudine di meraviglie inesplorate e mai totalmente conoscibili, capaci però di dischiudere la loro bellezza ed incanto a chi riesca a penetrarne l’esteriorità, fino a toccarne l’interiorità. In un soggetto, all’apparenza impenetrabile a tutto e tutti, spesso ogni segno o gesto esteriore è specchio di una interiorità che, pur essendo fatta per costituzione per aprirsi all’altro ed esplodere all’esterno, per porsi in relazione con la gente nel mondo, ha finito per rinchiudersi profondamente in sé stessa pur di non sottostare al pericolo di essere fraintesa nella comunicazione con l’altro, riversando al contempo le tracce di ogni moto o evento interiore sulla propria esteriorità, rendendola quasi libro da cui è possibile leggerne la storia e l’evoluzione. Un corpo è sempre inseparabile dall’interiorità che lo abita, è una sua opera che rende possibile ricostruirne ogni sofferenza o dolore provato nell’arco dell’esistenza .

69.

In un soggetto la paura del fraintendimento della propria interiorità da parte dell’altro nel relazionarsi con esso, lo priva di quella necessaria apertura verso l’esterno, unico requisito capace di farla sbocciare nella sua bellezza, facendone fiorire le qualità e i talenti, precludendo anche la possibilità ad ogni persona che vi entri in contatto di avere accesso a quel misterioso e spesso imperscrutabile microcosmo che si cela in ognuno, in lui compreso. Ogni soggetto che, invece di aprire al mondo la propria interiorità, sceglie di rinchiudersi in sé stesso apre un vuoto nel tessuto continuo e omogeneo che è la gente, fra sé e gli altri, spesso non più colmabile. Una persona che si cela in sé stessa fra gli altri, fra la gente è come una stella che si spegne nel cielo, che a chi lo osservi sembra all’apparenza ugualmente luminoso, ma che al contrario si trova diminuito anche se impercettibilmente nella sua pur comunque immensa luminosità. Ad un attento sguardo si apre nel cielo stellato, in qualche punto, una nuova zona di tenebra e oscurità.

70.

In un soggetto in cui venga a generarsi la paura del fraintendimento nell’apertura della propria interiorità ad un altro, questa non potrà molto spesso essere superata da sé, contando esclusivamente sui propri mezze e sulle proprie forze ed energie. Non si può superare questa paura senza l’aiuto, l’accoglienza e la partecipazione da parte degli altri; cioè senza il loro riconoscimento. L’aprirsi al mondo dell’interiorità di un soggetto, se non vi è nessuno pronto ad accoglierla e riconoscerla, non è sufficiente per permettere a questo l’intrecciarsi di rapporti veri, accoglienti e disinteressati che ne consentano il proprio inserimento fra gli altri, o di avere la sensazione di non sentirsi sempre fuori posto e mai a proprio agio, indesiderati ed invisibili, in quella fitta e variegata trama che è l’insieme degli altri, delle altre persone: la gente. Non ogni situazione può essere risolta in maniera positiva da parte di un soggetto facendo affidamento solo sulla propria volontà in ogni sua forma, molto spesso è richiesta e necessaria anche la presenza e l’aiuto degli altri.