Il Rapporto Amoroso – Parte 3

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Se la forza, la qualità della relazione che si instaura in un rapporto amoroso fra due soggetti si misura dall’intensità dell’amore che lega le due persone amanti, la capacità del legame di sopravvivere alle avversità che gli si parino davanti si valuta dal rispetto che si ha vicendevolmente l’uno per l’altro, in maniera quanto più possibile paritaria e reciproca. Nei momenti sempre possibili e numerosi lungo il proprio personale cammino sulla strada del cambiamento in cui l’intensità del proprio sentimento per l’altro può vacillare e farsi incerta sotto i colpi dell’esistenza e del mondo, degli altri, il rispetto di esso deve sempre impedire di compiere azioni verso le quali successivamente si possa provare pentimento e dalle a volte irreparabili conseguenze. Un amore privo del rispetto dell’altro è come il provare a camminare senza sapersi nemmeno reggere in piedi.

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Quando in un rapporto amoroso sia l’intensità dell’amore che l’incondizionato rispetto per l’altro trovano sul loro cammino un momento di fatica o di difficoltà, e si vede non in sé stessi ma nell’amato la causa ed il colpevole di questo depotenziamento del sentimento, si palesa all’orizzonte la possibilità, la tragedia per la relazione che è il tradimento. Il tradimento nasce spesso quando si parte alla ricerca non di una nuova interiorità in cui totalmente rispecchiarsi, ma che offra solo ciò che l’amato sembra non offrire più in quel momento; le sue conseguenze per la relazione sono molteplici e svariate  a seconda delle situazioni, ma fondamentalmente riconducibili a due casi: l’abbandono dell’amato per dare inizio a un nuovo legame con la persona con cui il tradimento è consumato o la possibilità del recupero del rapporto precedente e originario.

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Il tradimento può portare, oltre che o all’abbandono della persona precedentemente amata per quella incontrata successivamente o al recupero del rapporto amoroso di partenza, anche alla contemporanea convivenza nell’interiorità del soggetto traditore di un presunto amore simultaneo e ugualmente intenso per due soggetti. L’amore multiplo, “In condivisione”, che si può originare da un tradimento, in cui un soggetto non si sa decidere tra la persona del passato e quella forse del futuro, è un sentimento che mette in luce le deficienze della sua interiorità non pacificata con ed in sé stessa che cerca un equilibrio in sé e per sé impossibile, in un ambiguo gioco, in cui la quantità sembra soppiantare la qualità e la verità del rapporto amoroso. L’amore in condivisione, rivolto a due persone, figlio del tradimento è un modo di amare per cui, tanto più in esso si è sprofondati, tanto più si finisce per perdere la capacità di amare realmente l’altro e sé stessi.

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Il tradimento dell’altro, all’interno del vecchio rapporto amoroso, in cui la nuova persona incontrata e oggetto d’amore è amata nella sua interezza ed è ricambievole, da cui si vengano ad originare due relazioni parallele e contemporanee, diviene un tormento per la propria interiorità se non si riesce ad abbandonare, a scegliere fra un legame o l’altro, se non si riesce ad essere onesti con sé stessi sulla natura dei propri sentimenti verso le due persone amate, se non si è capaci di decidere fermamente verso chi il proprio amore debba essere indirizzato e riversato. Provare un sentimento, essere attratti e corrisposti da una nuova persona incontrata sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, sentirsi da essa maggiormente rispecchiati che dall’essere con cui si ha un precedente rapporto amoroso non deve mai essere considerato da un soggetto come una colpa; amare non è mai una colpa, un errore, ma solo un qualcosa da assecondare sempre e mai da soffocare con la ragione.

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Se infiammarsi d’amore non può mai essere una colpa, colpevole da parte di una persona all’interno di un rapporto amoroso è l’indecisione, l’incapacità di abbandonare la persona una volta amata, mascherata da paura delle conseguenze del gesto sull’esistenza dell’altro,  dal timore di ferirne l’interiorità quando ormai nel proprio cuore abbia già iniziato a rifulgere un sentimento d’amore per una seconda persona. La paura di abbandonare l’altro che l’interiorità di un soggetto cela in sé a sé stessa sotto forma di pietà per esso, non è ormai più amore, ma è solo un gesto che lo umilia nella relazione, lo getta all’interno di una cupa illusione in cui il suo sentimento, il suo amare non potrà mai essere corrisposto sufficientemente e degnamente, negando allo stesso tempo ad entrambi di avere delle relazioni con soggetti in cui potersi nuovamente sentirsi rispecchiati ed accolti. La pietà che tiene spesso legati ad una persona non più amata non è segno di un residuo amore, ma di paura per sé del cambiamento e per l’altro di avvilimento, mortificazione e offesa del proprio sentimento e della propria interiorità.