176.
Qualora il tradimento da parte di un soggetto all’interno del rapporto amoroso della persona amata non porti al suo abbandono, ma sia solo un evento isolato e circoscritto, figlio di difficoltà e incomprensioni momentanee, comunque superabili nella relazione, se giustamente o casualmente rivelato all’altro, in qualche modo da esso conosciuto, non potrà essere tuttavia esente dal generare una ferita, una frattura del legame affettivo, la cui possibilità di essere ricomposta, guarita, è lasciata nelle mani dell’attitudine a perdonare della persona tradita, a lasciarsi alle spalle l’errore e le sue forse comuni origini, imputabili a probabili deficienze di entrambi all’interno del rapporto. Se in un rapporto amoroso è per un soggetto facile lasciarsi andare, cedere alle lusinghe del tradimento, è invece estremamente più difficile capirlo, perdonarlo e dimenticarlo per l’altro.
177.
Il perdono elargito da un soggetto all’amato all’interno di un rapporto amoroso, a seguito di un tradimento scoperto o confessato ma comunque compreso e dimenticato, deve essere qualcosa di libero, gratuito che non deve mai essere fatto pesare in maniera eccessiva, come un debito; non deve essere motivo di rivalsa che autorizzi a spadroneggiare sull’amato, ad impugnarne l’amore e il bisogno di relazione come un’arma. Se il tradimento può essere paragonato ad una voragine, a un buco nero che si apre tra i due amanti, che sembra risucchiare ed annullare al suo interno tutta la verità del loro rapporto amoroso, il perdonare l’altro, la dimenticanza del torto subito da parte di chi è stato offeso, deve essere una cesura fra due momenti, fra il passato ed il futuro, che non considera il presente, permettendo alla relazione di ripartire da capo. Il perdono di un tradimento all’interno di un rapporto amoroso, è la capacità da parte dei due soggetti, soprattutto di quello tradito, di ricominciare un qualcosa là dove si era interrotto dimenticando, per amore il frattanto.
178.
Nel caso in cui un tradimento rivelato all’interno di un rapporto amoroso non possa essere compreso e dimenticato, superato dalla persona oltraggiata, incapace di concedere il perdono all’un tempo amato fedifrago, l’unica soluzione capace di recare con sé meno sofferenze per le interiorità di entrambi i soggetti è il reciproco abbandono, la separazione, la rottura della relazione fra le due persone un tempo dall’amore unite e rese una. L’abbandono, il lasciarsi fra due soggetti amanti, deve essere sempre preferito da essi al dolce e allo stesso amaro ingannarsi che è il restare insieme per incapacità di accettare che ciò che univa non vi è più, per convenzione o comodità. La separazione deve essere sempre scelta e messa in atto piuttosto che il forzarsi ad accettare la bugia di un amore condiviso con altri o ormai visibilmente inesistente. Sebbene la separazione dei rispettivi cammini sulla strada del cambiamento lasci in eredità ad entrambi i soggetti in procinto di dividersi, all’inizio, solo dolore e tristezza per l’amore concluso, terminato, questa deve essere vista da ognuno di essi anche e soprattutto come la promessa della possibilità di una nuova eterna, forse e preferibilmente, fortunata relazione.
179.
In un rapporto amoroso, se non si vuole avere una relazione incapace di sopportare nemmeno la più piccola difficoltà e incomprensione, si è spesso obbligati a superare sé stessi, a cambiarsi ed a reinventarsi, a umiliare la propria interiorità, il proprio orgoglio e il rispetto della propria persona, come per perdonare un tradimento; il tutto per un amore che faccia reciprocamente perdere l’uno nell’altro l’amante e l’amato. La capacità di un rapporto amoroso di sopravvivere il più a lungo possibile, se non fino alla fine dei rispettivi cammini sulla strada del cambiamento delle due persone che si amano nella relazione, il suo essere duraturo è anche dato dalla capacità del proprio amore per l’altro di cambiarne le convinzioni, le personali abitudini, non annullandone ma trasfigurandone e potenziandone l’interiorità, rendendo allo stesso tempo la medesima cosa fattibile anche con sé stessi. L’amore per l’altro prende e getta una persona oltre la linea dei limiti che la sua interiorità aveva tracciato per sé stessa.
180.
Un’interiorità pacificata non può certamente ed esclusivamente vivere isolata in sé stessa, separata da ogni altro, da ogni essere esistente come lui nel mondo, tanto meno senza venire a relazionarsi con l’altro mettendosi alla prova all’interno di un rapporto non superficiale, limitato ad una superficiale conoscenza dell’altrui interiorità, come quello d’amicizia e soprattutto quello amoroso. Senza mai aver provato nella propria esistenza ad amare un qualcuno, ad aver sperimentato la bellezza, la sensazione di arricchimento e completezza che si accompagna ad una amore rispecchiato e ricambiato, l’interiorità di un soggetto non potrà mai pienamente dire di essere giunta e di possedere la condizione, di essere nello stato sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, capace di renderne la percorrenza più dolce ed invisa, soprattutto appagante: la felicità.