Le Semplificazioni del Linguaggio

le semplificazioni del linguaggio

Continuiamo l’esposizione del Quantum Communication System andando ad illustrare come comunicando attraverso il linguaggio andiamo a semplificare la descrizione della Totalità. Un’abitudine a semplificare che agisce sia nella comunicazione con l’altro sia nel modo in cui orientiamo il nostro dialogo interiore. Abitudine che come tutte le cose, dal mio punto di vista, risponde al modello che vede la Totalità della nostra realtà descritta dalla tripletta/frattale di Spazio, Tempo ed Energia. Scopriremo assieme in questo articolo come le tre semplificazioni del linguaggio fanno capo a queste tre variabili e come possiamo “disinnescarle” ogni volta che qualcuno le usa con noi o le usiamo contro noi stessi.

Le Tre Semplificazioni del Linguaggio

Quando comunichiamo usiamo le parole per descrivere degli oggetti comunicativi (cose, persone, situazioni) presenti all’interno della Totalità. Comunicando attraverso le parole non riusciamo mai a descrivere in maniera completa l’oggetto di cui parliamo (la cosa in sé kantiana) ma tendiamo a descriverlo a partire dal nostro punto di vista (il fenomeno visto da noi) e a filtrarlo attraverso le lenti percettive che caratterizzano il nostro punto di attenzione sulla Totalità. Le lenti percettive che filtrano la nostra percezione della realtà sono molteplici (geografiche, temporali, culturali, sociali, familiari) ma fondamentalmente sono riconducibili a tre strutture di semplificazione: Universalizzazioni, Omissioni e Causalita’.

L’Universalizzazione

L’ universalizzazione è quella parte del discorso che ci permette di pensare a degli oggetti e di inserirli all’interno di una categoria che contiene precise caratteristiche e di condividere una rappresentazione tra persone della Totalità. L’universalizzazione ci permette di condensare in un unico spazio la rappresentazione di molteplici oggetti e di farne un universale aristotelicamente parlando (Dal lat. universalis der. di universus «tutto intero». Ciò che è comune a più realtà individue).

Esempio: «Guarda l’albero»

Quello che succede è che non esiste un solo albero che sia uguale all’altro e ognuno può avere un’idea diversa di albero a seconda di cosa è per lui un albero. Parlare di alberi può voler dire per una persona parlare di querce per un altre di pini. Uno può riferirsi a un albero in estate o in inverno. Uno a un albero o a un altro se siamo in presenza fisica di più alberi. Per riuscire a esplicitare un’ universalizzazione bisogna descrivere precisamente cosa si intende con albero? In questo modo si può comprendere meglio cosa per l’altro o per sé stessi si “nasconde” dietro l’universalizzazione.

Le UNIVERSALIZZAZIONI si esplicitano quindi con la domanda: «Cosa intendi con?»

Fatta la domanda si può usare, filosoficamente parlando un processo diaretico (dal vasto al particolare) o sintetico (dal semplice al particolare) per esplorare le caratteristiche del particolare che l’universale rappresenta. Per i programmatori neurolinguistici questo processo rappresenta le tre forme di chunking (fare a pezzi) di cui parla Dilts (chunking down, chunking up e chunking across o lateral). Io nel Quantum Communication System rifacendomi sempre al frattale di Spazio, Tempo ed Energia andrei sempre a esplorare queste categorie. Esempio: “Un albero dei climi freddi o caldi? d’estate o in inverno? spoglio o rigoglioso?” etc.

Ricordate un frattale serve a semplificare e torna sempre nella realtà. Il Quantum Communication System serve proprio a fornire un modello e una cornice teorica alla comunicazione che sia semplice da padroneggiare e imparare e che funzioni sempre. Ma torniamo alle semplificazioni del linguaggio.

L’Omissione

L’ Omissione è quella parte del discorso che ci porta a pensare che l’altro abbia la stessa nostra percezione della Totalità. Omettere ci porta a dare per scontato che l’altro riesca a leggere questa rappresentazione senza avere degli elementi precisi che descrivano cosa omettiamo parlandogli. Esempio: «Ieri sono andato là».

Quello che succede è che il parlante ha nella mente una chiara rappresentazione di “là” che però non specifica alla persona che ascolta. Le omissioni nascono dalla fretta nel parlare. Dal non prendersi il tempo di specificare tutto il processo. Le omissioni sono delle contrazioni dell’esperienza temporale che ci servono a condividerla in maniera più veloce e sono influenzate dal tempo.

Le OMISSIONI si esplicitano andando a chiedere di specificare l’elemento omesso nella comunicazione. Esempio: «Là dove?»

Facendo questo il parlante è costretto a prendersi del tempo per estendere nel tempo la descrizione dell’omissione; a definire cosa si cela realmente nella concentrazione che può essere un “Là”, un “Questo”, il “Mio”. Molti degli avverbi che usiamo ogni giorno sono usati sotto forma di omissioni, sta a noi “estenderli “e cercare di capire cosa il parlante vuole sintetizzare con il loro uso sempre andando a esplorare il nostro frattale di Tempo, Spazio ed Energia. Esempio:” Sei andato lì dove? Cosa hai fatto giunto lì? Come ti sei sentito lì?”.

La Causalità

La Causalità è pensare che ad un’azione seguirà sempre una conseguenza sulla base di una credenza installata all’interno della propria percezione della Totalità. Credenza che può essere nata sia dall’esperienza diretta della conseguenza che da un sentito dire di terze parti. Esempio: «Se vado a correre sotto la pioggia mi ammalerò»

Quello che succede è che il parlante crea nella sua mente una rappresentazione di un futuro possibile sulla base di un passato personale, reale o costruito sull’esperienza altrui, dimenticando che ogni esperienza non è mai assolutamente ripetibile, e uguale, nello svolgimento e nelle conseguenze. La causalità è una forma di previsione dello stato di energia di un evento a partire da delle condizioni iniziali con la premessa di avere una piena conoscenza di tutte le condizioni iniziali di un evento. La causalità è una semplificazione da metodo scientifico dell’esperienza che può funzionare bene in un laboratorio dove le condizioni di un esperimento sono controllate e ripetibili ma non nella vita di tutti i giorni, almeno secondo me. Non abbiamo una conoscenza completa di tutte le variabili che possono verificarsi in una situazione tanto da dire che A darà come conseguenza B. Prendiamo l’esempio della corsa sotto la pioggia. Correre d’inverno sotto la pioggia al freddo ha più probabilità di farci ammalare rispetto al farlo d’estate. E correre nudi o con un abbigliamento tecnico può fare la differenza? C’è qualcuno che correndo sotto la pioggia non si è ammalato?

Anche in questo caso le CAUSALITA’ si sciolgono con la seguente domanda: «Come sai che x comporterà y?».  E andando a indagare il nesso causale a livello di spazio, tempo ed energia come al solito.

Conclusione

Come visto in questo articolo le tre semplificazioni del linguaggio sono fondamentalmente, dal mio punto di vista, delle semplificazioni di spazio, tempo ed energia che si possono esplicitare riandando a fare domande su spazio, tempo ed energia. Ogni volta che qualcuno parlando con Voi semplifica qualcosa domandategli di specificare quello che non vi è chiaro. Spesso non vi è malafede nell’usare le semplificazioni anche se alcune volte nel campo della vendita e delle comunicazioni vengono usate per far leva sui bias cognitivi installati nel cervello umano e vendervi qualcosa aggirando la vostra parte vigile. Si può imparare a usare questi trucchi sia per vendere che per manipolare, io preferisco imparare a conoscerli per fare del bene e insegnare a fare del bene. Io preferisco insegnare a comunicare meglio nei miei corsi e seminari in modo da diffondere coscienza, conoscenza e consapevolezza di sé perché alla fine “Tutto concorre al bene di quelli che amano Dio” o “il Bene” per i non credenti.