La Persona Amata – Parte 3

la persona amata parte 3

151.

Sebbene un soggetto non possa provare un completo e vero amore per molteplici persone contemporaneamente, può invece amare ed essere amato, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, da diversi soggetti in momenti diversi dell’esistenza. In un soggetto a seconda dei mutamenti conseguenti ad incontri ed eventi dell’esistenza, l’interiorità può venire a cambiare, a ridefinirsi e a ridefinire il suo essere in equilibrio interiore ed esteriore con la persona fin lì amata, portandolo alla ricerca di una nuova relazione con un diverso altro capace di ridonargli l’equilibrio perduto. Il distacco fra due persone un tempo amatesi l’un l’altro, non deve segnare la fine della possibilità di provare amore, ma deve a tempo debito lasciar spazio a nuove relazioni amorose.

152.

Anche se un soggetto nella sua idealità sia alla ricerca di una sola persona amata che lo accompagni sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento per tutta la sua durata, gli eventi che si susseguono e accavallano nella quotidiana realtà lasciano, sembra, in balia dell’eventualità, un giorno, di abbandonare e di essere abbandonati dall’altro. Solo ad un’interiorità equilibrata e pacificata con ed in sé stessa in modo completo e stabile, capace di mantenere questo stato di fronte ad ogni avvenimento e conoscenza che nell’esistenza possa capitargli, solo a quest’essere più simile ad una mitologica chimera che a un qualsiasi essere al  mondo, sarà possibile amare una persona per tutta l’esistenza e soprattutto con la medesima quasi monotona intensità, abbinando a ciò l’improbabile e necessaria fortuna di trovare nell’amato una figura ad esso simile in ciò, capace perciò di stragli, quasi come dolce condanna, eternamente accanto.

153.

La persona che sceglie di abbandonare l’altro un tempo amato, dopo il distacco, non deve diventare per questo un soggetto ostile, nemico, ma continuare a essere considerato una persona amica, speciale con cui si è condiviso sempre uno splendido legame seppur terminato, vicina a seconda delle possibilità concesse dalle circostanze delle rispettive esistenze. L’ odio e il disprezzo che si generano per la persona amata spesso in una persona abbandonata, la quale si sente tradita e ferita nel suo amore, sono il segno dell’incapacità da parte della sua interiorità di accettare la fine di un amore da cui si sente ancora coinvolta; di riconoscere la scomparsa di una persona dalla propria esistenza verso cui si sente ancora un senso di possesso, ma per cui la condizione d’essere, il reciproco sentimento, è ormai svanito; tutto ciò va aggiunto alla mancata comprensione che amare è prima di tutto amare l’altro, volerne solo il bene, il meglio, compreso il fatto che cerchi e trovi il suo amato ideale, che sente di aver smarrito nell’attuale, dove meglio creda. L’unica cosa capace di aiutare un’interiorità lacerata dal momento dell’abbandono, quando la persona amata svanisce, seppure creduta ad eterno vicina, quella per il sempre, è la speranza di potere ritrovarla presto in un’altra.

154.

La capacità di un soggetto di riconoscere la reale persona da amare per il sempre, e non quella possibile per un solo mentre, vagamente somigliante ma non uguale al proprio ideale e soprattutto non capace di rispecchiare, completare e accrescere la propria interiorità, oltre ad essere simile alla fede, alla speranza in qualcosa che potrebbe essere un giorno come mai, sta nel possedere un’interiorità pacificata con ed in sé stessa, capace di attendere e scrutare negli altri, oltre l’infatuazione alla ricerca di un “chi” che la completi veramente e continuamente per tutta l’esistenza. Sebbene ad ogni giorno, ad ogni secondo passato ad attenderla, la persona amata sembri alla propria interiorità tanto più lontana e all’orizzonte scomparente, essa sarà invece da ogni momento fatta più vicina poiché ogni istante senza lei è un istante che a lei avvicina.

155.

Nell’attesa della persona amata somigliante a quella del proprio ideale, il “Consolarsi” ed il “Distrarsi” ricorrendo ad altri soggetti, incontrati e ingannati nel loro amare, da cui si pretenda quello che non si può o non si vuole offrire, abusandone materialmente dell’esteriorità o dell’interiorità per provare su di sé l’amore che si è incapaci di donare, è sintomo in un soggetto di un’interiorità non pacificata con ed in sé stessa. Una simile persona andrà alla ricerca delle proprie parti mancanti dell’interiorità, necessarie a raggiungere un equilibrio, normalmente da ritrovare in uno solo, in una moltitudine di soggetti inseguita contemporaneamente o successivamente. L’amore in soggetto non può e non deve mai essere identificato con la strumentalizzazione dell’altro, soprattutto se l’altro viene visto solo come oggetto e non come fine, come soggetto o persona, ma solo come temporaneo passatempo.