136.
Se un soggetto che provi amore per un altro, scrutando attentamente l’altrui interiorità attraverso il volto e lo sguardo, non vi dovesse cogliere i segni della corrispondenza del suo sentimento, allora l’insistere attraverso la comunicazione orale di cosa prova sarà spesso un atto inutile e dannoso per sé stesso, poiché tutto trepidante nell’attesa per la risposta dell’altro che spera sia un sì, sarà spesso ferito invece da un duro e freddo no. Quando si comprenda frequentando l’altro a cui si anela e approfondendone la conoscenza della sua interiorità che con esso si potrà intessere al massimo un rapporto d’amicizia, sarà meglio evitare ad entrambi l’imbarazzo di un fraintendimento delle reciproche intenzioni seguente ad una dichiarazione d’amore, forse spesso per l’altro banale e sciocca, mai comprensibile seppur di bellezza e sincerità senza pari. Deve essere preferibile per un soggetto, piuttosto che con una dichiarazione dei propri sentimenti perdere una persona amica incontrata, tacere rinunciando all’idea di un amore impossibile, inappagabile e inpretendibile dall’altro.
137.
Una persona non può sempre pensare che l’amare un altro individuo basti e implichi sempre la possibilità di essere da questo ricambiati con un amore altrettanto intenso. L’illusione che un soggetto spesso somministra alla propria interiorità, per cui l’amore per un altro prima o poi genererà in questo il sentimento complementare e corrispondente, è solo un rimedio temporaneo per una situazione di rifiuto di sé che si sa invece nel profondo definitiva, ma che non si vuole accettare aggrappandosi, nella propria interiorità, ad una vana speranza. Quand’ anche l’ amore di un soggetto dapprima dall’altro rifiutato venisse poi corrisposto, non sarà mai un vero, puro e spontaneo amore, un sentimento sbocciato e vissuto tra due interiorità che si rispecchiano reciprocamente, ma un amore in cattività nato da una costrizione seppur velata e non oppressiva dell’amato che a conoscenza di cosa prova l’altro a volte può indursi o si induce, si forza a ricambiarlo, mosso dal senso di colpa, da un presunto debito nei suoi confronti o solo dalla stanchezza di non essere da molto più amato, desiderando fortemente, invece, esserlo in quel momento della propria esistenza. L’amore di un soggetto per un altro non deve mai essere una prigione in cui l’altro con il suo sentimento lo soffochi, lo leghi e lo rinchiuda ma un rifugio che entrambi accolga e ripari.
138.
In molti casi l’amore fra due soggetti sembra contraddittoriamente avere origine da un rapporto conflittuale delle interiorità dei due. Quando due persone, osservandosi nelle proprie interiorità attraverso gli occhi, proveranno non una sensazione di sola attrazione o repulsione per l’altro, ma di timore che entrambe si possano mai fondere e mescolare, esse saranno inconsapevolmente ed irrimediabilmente già attratte e catturate l’una dall’altra, già amanti. L’odio e non l’amore che un soggetto sembra provare al primo impatto per la persona che a posteriori sarà amata forse con il massimo dell’amore da sé esprimibile è, in un soggetto fortemente proiettato all’appagamento solo del proprio sé, paura della perdita, dell’annullamento della propria interiorità ed esistenza a favore di quella dell’altro. L’odio, o piuttosto il fastidio che a volte si presenta per primo al posto del grande amore che sarà poi provato per l’altro, è solo amore di sé, egoismo, paura che nasce dal pensiero di dover vivere con e solo per un altro, voglia di non perdere la propria indipendenza da tutto e tutti, a cui bisogna sostituire in un simile caso una legge fatta di faticosi doveri e incondizionato rispetto.
139.
Il fastidio iniziale reciproco e il bieco egoismo che si viene a creare fra due soggetti destinati dal tempo e dagli eventi a divenire amanti è spesso anche solo paura di entrambi di perdersi l’uno nell’altro amandosi, paura che l’altro sia proprio quello di cui si è alla disperata ricerca e che possa annullare, ferire la propria interiorità in qualche maniera, che con il suo abbandono o rifiuto venga a privarla della possibilità di ritrovare mai la propria persona amata ideale in nessun altro. Odio e amore in un individuo vengono spesso a caratterizzarsi a seconda del momento in cui vengono provati per l’amato, come aspetti complementari di una profonda e molto sentita relazione d’amore con lui, dell’amarlo. L’amore, in maniera banale e semplificatoria, può essere paragonato a tutto ciò di cui un soggetto ha un bisogno vitale per sé nella propria esistenza ma che se da esso abusato può allora divenire nocivo e letale per una sua sana e piacevole continuazione.
140.
La definizione attraverso la negazione di cosa non dovrebbe essere, sembra il procedimento che meglio si adatta a definire cosa sia l’amore, incline per sé stesso a sfuggire un significato unico ed omogeneo che metta tutti d’accordo, per possederne sempre invece uno plurale e prettamente personale. Una persona che provi amore a cui venga rivolta la domanda su cosa significhi amare, su come definirebbe questo sentimento, l’emozione che il pensiero dell’altro gli suscita, proverà di averne colto almeno l’essenza, cosa più importante di una vuota definizione, se risponderà di non sapere o potere dire cosa prova con precisione per l’amato, ma solo di sentire per l’altro l’impulso a stargli eternamente vicino e a fare diventare per lui l’impossibile, possibile. Se l’amore non può che venire descritto convenientemente che per negazione di tutto ciò che non è, tutto quello che resta di buono e positivo in esso di cui tratteggiare il ritratto è il punto d’arrivo del proprio sentimento, l’essere, l’altro a cui esso si rivolge: la persona amata.